Se avete talento, dovete scegliere

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In occasione dell’Orienteering Night, euXilia ha deciso di partecipare rendendosi disponibile al dialogo per accogliere nuovi talenti.

 

Si, voi Talenti, freschi di università e con le spalle cariche di teoria e di possibilità. Voi, che avete investito nella vostra formazione e che non vedete l’ora di trovare l’opportunità giusta per introdurvi nel mondo del lavoro, per scoprire e dimostrare di che pasta siete fatti. Voi che vi sentite pronti a fare un grande salto, quello di chiunque stia affidando la propria crescita professionale ad un’organizzazione.  

Ecco, proprio a voi vogliamo comunicare questo: se avete talento, non dovete preoccuparvi di essere scelti. Dovete scegliere.  

Firmare un contratto per entrare in un’organizzazione significa affidare la propria crescita professionale nelle mani di quella realtà, della quale assorbirete il clima, le caratteristiche operative ma, soprattutto, la mentalità. Le prime esperienze di lavoro sono fondamentali nell’aiutarvi a definire chi siete, chi volete diventare e soprattutto cosa non volete dal vostro futuro ambiente di lavoro. La maggior parte delle volte, tuttavia, dopo aver mandato curriculum da ogni parte ed atteso con trepidazione una risposta che stenta ad arrivare, sareste tentati ad accontentarvi della prima porta che vi si apre dinnanzi, della prima azienda che accetta di darvi una possibilità. 

Noi di euXilia siamo convinti che questo processo non possa e non debba essere il vostro. Se avete talento, dovreste essere voi a scegliere dove andare a portare le vostre competenze e il vostro brillante contributo. Dovreste sentirvi legittimati a presentarvi lì con una ragionevole certezza che quel talento vi sarà riconosciuto e che, quindi, le porte vi verranno aperte senza alcuno sforzo. Non si tratta di arroganza, ma di intenzionalità nell’affidare la vostra formazione e tutte le vostre risorse nelle mani di un’organizzazione che ne sappia catalizzare e accrescere il potenziale.  

La verità? Non tutte le aziende sanno come riuscirci. Lo conosciamo sin troppo bene il cliché per cui si viene assunti e si dà il massimo per ottenere l’approvazione e per compiacere un dirigente nella speranza di ottenere più potere e più autonomia. Si inizia a lavorare sempre di più, a sacrificare sempre di più, ad adeguarsi ad aspettative e gerarchie di una cultura pre-esistente, automatizzata ed inconsapevole di se stessa, alla quale non si può che piegarsi ed abituarsi. Se si lavora troppo e come deciso dall’alto, cominciano ad arrivare le prime soddisfazioni in termini di potere; il proprio superiore è compiaciuto, e per un breve periodo sembrano tutti felici e tutti soddisfatti. Lo sono davvero? Solitamente no. La rincorsa al potere e all’autonomia, tipica delle realtà aziendali tossiche, non è che un punto d’arrivo illusorio e futile, il cui effetto, in termini di soddisfazione personale, dura ben poco. Cosa ne è del talento? Come può esprimersi stando alle regole di altri, ai tempi di altri, vincolato e assoggettato alle solite limitazioni che preservano le strutture gerarchiche? In queste aziende, i cui leader hanno una chiara visione di come le cose si sono sempre fatte ma non di come si sopravviverà ai cambiamenti rapidi della realtà contemporanea, non c’è reale spazio per lo sviluppo del talento. Si cresce solo fintanto che si diventa uguali a chi fa da modello. Si ottiene potere decisionale soltanto finché le decisioni soddisfano chi ha deciso la cosa più importante: come si deve pensare in quell’azienda.  

Un talento per sbocciare ha bisogno di mettersi in gioco, di prendere le proprie decisioni, di sbagliare e di imparare dagli errori. Il potere decisionale non dovrebbe essere, dunque, un punto di arrivo, ma un fondamento, una premessa indispensabile alla crescita. L’autonomia non può essere un obiettivo a lungo termine della persona, deve essere la base per qualunque suo movimento, garantita dall’organizzazione sin da subito. Un’organizzazione che non punta a rendere autonome il prima possibile le sue persone, si priverà dei frutti di tutti i loro talenti, in nome di un potere vecchio stile, centralizzato e, nella maggior parte dei casi, ottuso.  

Quindi, da giovani talenti in cerca di espressione e crescita, come navigare il mare delle opportunità, in un mercato del lavoro che appare sempre saturo ad un occhio superficiale, senza rischiare di finire con l’accontentarvi?  

Il suggerimento che vi diamo, come euXilia, è di orientarvi verso delle realtà che si prendano cura attivamente delle proprie persone investendo in un sistema di sviluppo 

Un sistema di sviluppo è un modello abbracciato dall’azienda per migliorare continuamente a livello di decisioni, azioni ed abitudini. Chi investe in un sistema di sviluppo conosce il valore che hanno le sue persone e cerca di renderle sempre più capaci di avere un impatto positivo su sé stesse e sul sistema. Coltiva talenti, li nutre con una mentalità che li renda competenti, autonomi, assertivi, capaci di auto-osservarsi e di confrontarsi con gli altri senza giudizio e massimizzando l’apprendimento derivante da ogni sfida ed ostacolo.  Chi investe in un sistema di sviluppo, investe nei propri talenti e si assicurerà che fioriscano a prescindere da tutto: è così che si mettono in risonanza persone ed organizzazioni. È così che si generano professionisti con elevato senso di autoefficacia, con performance eccezionali e, soprattutto, soddisfatti di sé e dell’azienda che li cresce.  

Se avete talento, non firmate un contratto con una realtà che lo metterà in catene in cambio di soldi e potere. Scegliete un’azienda che non ha paura di guardarsi dentro, di rendersi consapevole di sé e di migliorarsi continuamente: capirete cosa significa essere visti per davvero, per quello che valete.  


Ecco alcune immagini della serata dell’Orienteering Night di martedì 16 novembre 2021, organizzata da Unox, presso la Gustoteca di Padova: